In Australia si combatte per i brumby, e per quello che rappresentano

L’uomo del fiume nevoso è una delle opere più famose del poeta australiano Banjo Paterson. Racconta la storia di un inseguimento sulle montagne per catturare un puledro, sfuggito al padrone e unitosi ad una mandria di cavalli selvaggi. Al di là del significato letterale, la poesia è soprattutto un manifesto dell’Australia che fu: una terra selvatica dove l’eroismo era ancora possibile, ma che al momento della composizione del testo si stava trasformando in uno Stato, con le sue istituzioni e le sue regole che imbrigliavano le libertà.
Le poesie di Paterson vengono lette e recitate ancora oggi in Australia. Di più: sono centrali per capire lo scontro culturale che ruota attorno all’abbattimento dei brumby, i cavalli selvaggi che discendono dagli esemplari portati sull’isola dai colonizzatori europei nel Diciottesimo secolo. Ritrovatisi a vivere in un habitat diverso da quello d’origine e privo di predatori, i brumby sono rapidamente cresciuti di numero fino a diventare una specie invasiva molto dannosa per l’ecosistema.
Questi cavalli rappresentano una minaccia per la flora e la fauna autoctone. Le autorità australiane – d’accordo con la comunità scientifica – hanno intenzione di abbattere alcuni esemplari, così da mantenerne la popolazione sotto controllo e scongiurare il rischio di una crisi ambientale più estesa: le specie in pericolo sono già tante.
Il piano incontra tuttavia la fortissima opposizione delle comunità rurali. Ispirati dai poemi di Banjo Paterson, mandriani e fattori hanno formato una sorta di movimento di attivisti per i brumby e vogliono impedirne l’abbattimento.
L’articolo è stato pubblicato sul numero 125 (ottobre 2020) di IL – Il maschile del Sole 24 ORE. Per continuare a leggere, clicca qui.