Alla transizione verde serve il blu di Prussia

L’8 gennaio la Commissione europea ha autorizzato la Germania a fornire un aiuto di stato di 902 milioni di euro a Northvolt per la costruzione di una fabbrica di batterie per veicoli elettrici. La motivazione è rilevante, perché da Bruxelles hanno detto che il sussidio serve a evitare che la promettente startup svedese vada a investire negli Stati Uniti, attratta dai ricchi crediti dell’Inflation Reduction Act. Northvolt è infatti la grande speranza d’Europa sulle batterie; cioè quell’azienda che, grazie al suo know-how, permetterà al Vecchio continente di emanciparsi dalla tecnologia cinese.
Dalla fabbrica di Heide, nel nord della Germania, usciranno dunque dispositivi critici per l’intera Unione. Le batterie sono in effetti fondamentali per la transizione ecologica perché, oltre ad alimentare la mobilità elettrica, permettono di conservare il surplus energetico degli impianti rinnovabili. Ma la manifattura delle batterie è dominata dalla Cina, che controlla anche la raffinazione dei materiali di base come il litio, il cobalto, il nichel e il manganese.
A fine novembre, però, Northvolt ha fatto un annuncio importante, facendo sapere di aver sviluppato una batteria agli ioni di sodio priva – per l’appunto – di questi metalli.
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