Perché la crisi nel mar Rosso non ha colpito i prezzi di petrolio e gas

La crisi nel mar Rosso, dove gli houthi stanno attaccando le navi cargo occidentali per ritorsione contro Israele, si è infine ripercossa direttamente sugli approvvigionamenti energetici di un paese europeo. Quel paese è l’Italia. Qualche giorno fa Edison ha fatto sapere che il Qatar, con il quale ha firmato un contratto di compravendita a lungo termine, non consegnerà per tempo un carico di gas liquefatto destinato al rigassificatore di Porto Viro. La metaniera avrebbe dovuto attraversare il canale di Suez – vi si accede dal mar Rosso, appunto, la cui porta d’ingresso è il famigerato stretto di Bab el-Mandeb –, ma l’aggressività dei ribelli yemeniti ha reso troppo rischiosa la navigazione per quelle acque.
È una notizia preoccupante, anche perché non si tratta di un caso isolato. Stando a Bloomberg, infatti, dal 15 gennaio il Qatar ha reindirizzato almeno sei carichi di gas liquefatto (GNL) destinati all’Europa, che invece di entrare nel mar Mediterraneo dal canale di Suez lo faranno dallo stretto di Gibilterra, dopo aver circumnavigato l’Africa: ci vogliono all’incirca due settimane di viaggio in più. Con il distacco energetico dalla Russia il Qatar, uno dei massimi paesi esportatori, è diventato un fornitore rilevantissimo di GNL per l’Unione europea e il più importante per l’Italia, anche più degli Stati Uniti, ha spiegato l’analista di Rie Francesco Sassi.
Secondo S&P Global, se la crisi nel mar Rosso dovesse protrarsi a lungo, «organizzare swap o reindirizzare i carichi diretti in Europa sarebbe un impegno gravoso per il Qatar, vista la portata» del commercio: nel 2023 Doha ha inviato 15,6 milioni di tonnellate di GNL in Europa attraverso il canale di Suez. L’Agenzia internazionale dell’energia ha scritto che le tensioni in Medioriente e gli intoppi al commercio marittimo potrebbero alimentare la volatilità dei prezzi del gas.
Eppure, nonostante i rischi, e nonostante il fatto che per Suez passino anche le metaniere degli Emirati Arabi Uniti, sul mercato regna la calma. I prezzi europei sono scesi al minimo da sei mesi grazie agli alti livelli degli stoccaggi (pieni all’incirca al 70 per cento, in media) e al maggiore contributo delle fonti pulite (rinnovabili e nucleare) nella generazione elettrica in sostituzione del gas. Ma anche a causa della bassa domanda industriale.
A rilassare gli animi c’entra poi il fatto che le esportazioni di GNL non si sono fermate, ma stanno “solo” impiegando più tempo per giungere a destinazione.
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