Le tecnologie che rivoluzioneranno l’energia geotermica

A fine agosto l’azienda americana Fervo Energy ha annunciato di aver raccolto 138 milioni di dollari in fondi per realizzare i suoi progetti geotermici di nuova generazione. La geotermia è una fonte di energia che sfrutta il calore della crosta terrestre per ottenere elettricità o per riscaldare case e uffici. Pur essendo rinnovabile, quella geotermica è un’energia di nicchia, che rappresenta una percentuale irrisoria della capacità di generazione elettrica globale: lo 0,2 per cento appena, pari all’incirca a 16 gigawatt.
Ma le cose potrebbero cambiare, grazie alla necessità – dettata dalla transizione ecologica – di fonti a basse emissioni e stabili nella produzione con le quali sostituire i combustibili fossili. Gli Stati Uniti e il Giappone, che ne hanno grosse riserve, vogliono appunto che la geotermia conti di più nei loro mix energetici. Nell’Unione europea, invece, i geologi premono sulla Commissione per la stesura di una strategia a livello comunitario.
Il problema principale della geotermia, quello che più ne ha ostacolato la crescita finora, è la geografia: sono infatti pochi i siti in cui è possibile estrarre con facilità il vapore della Terra, e praticamente sempre si trovano vicino a sorgenti termali e geyser. Una serie di nuove tecnologie in via di sviluppo dovrebbero tuttavia permettere di spezzare questo vincolo, agevolando l’accesso alle risorse geotermiche o addirittura aprendo al loro sfruttamento ovunque nel mondo.
Fervo, ad esempio, vuole riadattare i processi tipici dell’industria petrolifera – come la trivellazione orizzontale e l’impiego di sensori in fibra ottica – per rendere più semplice il raggiungimento di quei depositi di calore a cui è troppo difficile e costoso arrivare con le tecniche tradizionali.
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