Non è la fine del nucleare modulare

NuScale era stata la prima azienda a ricevere l’approvazione delle autorità statunitensi per realizzare un reattore nucleare modulare, ma l’8 novembre scorso ha dovuto annunciare la cancellazione del progetto: i costi del Carbon Free Power Project sono cresciuti troppo, rendendo l’investimento anti-economico. È una notizia che rischia di spegnere gli entusiasmi – e i finanziamenti – per una nuova tecnologia potenzialmente rivoluzionaria. I piccoli reattori modulari producono energia pulita tramite la fissione nucleare, ma si distinguono dalle centrali tradizionali per la possibilità di venire costruiti in serie nelle fabbriche, abbattendo tempi e costi.
Queste, almeno, sono le promesse: trattandosi di una tecnologia emergente, è facile che lo sviluppo dei reattori modulari incontri degli ostacoli. Lo ha detto anche il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che ha finanziato il progetto (naufragato) di NuScale con 232 milioni di dollari: «abbiamo assolutamente bisogno della tecnologia nucleare avanzata per raggiungere gli ambiziosi obiettivi sull’energia pulita. Le prime implementazioni nel loro genere, come il CFPP, possono essere difficili».
Continua a leggere su “Linkiesta”.