L’energia solare ha bisogno di nuovi materiali

In una miniera d’oro abbandonata nel nord dell’Ungheria è stato scoperto recentemente un nuovo minerale. Della kanatzidisite – così è stato chiamato – sappiamo ancora poco: che deve il suo nome a Mercouri Kanatzidis, importante professore greco-americano di Chimica alla Northwestern University; che è conservato al Museo di storia naturale dell’Università di Firenze; e che appartiene alla categoria dei calcogenuri. I calcogenuri vengono utilizzati nelle celle solari, nei rilevatori di raggi X e di raggi gamma, o anche come materiali quantistici e termoelettrici.
A detta dello stesso Kanatzidis, che ha dato un contributo importante allo studio dei calcogenuri, la kanatzidisite «potrebbe essere una serie di cose: potrebbe essere un buon materiale termoelettrico, in grado di assorbire il calore per creare elettricità. Potrebbe essere un materiale quantistico topologico, che potrebbe venire utilizzato per la conversione dell’energia, o addirittura un superconduttore».
La kanatzidisite, nera all’aspetto, è rara, ma lo scienziato pensa che potrebbero venirne scoperti nuovi depositi una volta che si capirà dove cercarla. Se le sue proprietà dovessero rivelarsi utili alla creazione di celle solari più performanti sarebbe un’ottima notizia per l’industria, che ha proprio bisogno di nuovi materiali perché la classica tecnologia al silicio si sta avvicinando al limite teorico di efficienza.
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