Le tensioni sul gas, oggi e domani

Il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), quello che andrà aggiornato alla luce di REPowerEU e presentato alla Commissione entro il 30 aprile, «consentirà all’Italia di dare un forte contributo alla realizzazione del “piano Mattei”», ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la riunione della cabina di regia con i ministri e i dirigenti delle principali società energetiche nazionali.
“Piano Mattei” è il nome della visione che dovrebbe trasformare la nostra penisola in un “hub del gas”, cioè in un polo di ricezione e distribuzione del combustibile tra il Mediterraneo e l’Europa settentrionale. Ma quanto si concilia questo progetto con gli obiettivi europei sull’energia e il clima?
REPowerEU vuole realizzare un distacco rapido dell’Unione dagli idrocarburi della Russia. In questo senso, permettendo la diversificazione degli approvvigionamenti attraverso un’ipotetica rotta sud-nord, diversa da quella tradizionale est-ovest, il “piano Mattei” è allora ben allineato ai propositi di Bruxelles. REPowerEU punta però anche all’accelerazione della transizione ecologica, e il pacchetto “Fit for 55” sul taglio delle emissioni al 2030 dovrebbe portare a una riduzione del 30 per cento dei consumi di gas naturale. Tra tubature e terminali, per diventare un hub l’Italia dovrà investire molto nelle infrastrutture: Snam intende rafforzare la Linea Adriatica, la condotta che percorre l’omonima costa, per consentire l’aumento delle importazioni dal Nordafrica; Enel pensa a un rigassificatore a Porto Empedocle, in Sicilia, da 8 miliardi di metri cubi di capacità annua. Ma come faranno poi le due partecipate statali a rientrare delle spese, se il ruolo del gas nel mix energetico verrà notevolmente ridimensionato già nel giro di pochi anni?
«I recenti tentativi di posizionare l’Italia come hub europeo del gas creano rischi finanziari tangibili, perché la domanda di gas è in calo», ha spiegato Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista presso l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). «Sarebbe ragionevole per l’Italia e per altri governi europei non scommettere sulla crescita del GNL a lungo termine».
Un rapporto pubblicato pochi giorni fa dall’IEEFA e dedicato al gas naturale liquefatto, o GNL, afferma che nei prossimi anni la crescita della domanda globale di combustibile liquido verrà «compromessa» da una combinazione di vari fattori, tra cui i prezzi elevati (frutto dell’attuale sbilanciamento tra la ridotta disponibilità di offerta e la robusta richiesta europea), l’abbandono da parte dei paesi asiatici meno ricchi (il Pakistan, ad esempio, rinuncerà a importare GNL per concentrarsi sul carbone e le rinnovabili interne) e la diffusione delle energie pulite.
«I progetti di liquefazione che entreranno in servizio dopo il 2026 potrebbero entrare in un bacino di domanda molto più ristretto rispetto alle previsioni rialziste del mercato», si legge. «Con l’afflusso di nuova offerta sul mercato, le attuali ristrettezze dei mercati potrebbero lasciare il posto a un eccesso di offerta».
Nell’immediato, tuttavia, la situazione appare completamente diversa.
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