Tra America e Cina il clima è teso. Anche sull’energia

Marco Dell'Aguzzo
2 min readAug 10, 2021

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La segretaria all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm.
La segretaria all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm. (Graeme Jennings/Associated Press)

Tra gli Stati Uniti e la Cina c’è una competizione anche sul clima e sull’energia che viaggia su due binari paralleli. E se il primo – quello relativo al taglio delle emissioni di gas serra – lascia aperti degli spazi alla cooperazione, sull’energia ci sarà uno scontro totale. Non a caso, Joe Biden ha affidato il dossier climatico a John Kerry, un diplomatico esperto, che dovrà saper mediare e trovare un terreno comune con il rivale numero uno d’America. Al dipartimento dell’Energia ha messo invece una segretaria battagliera come Jennifer Granholm, ex-governatrice del Michigan che ha molto a cuore l’aspetto occupazionale della transizione energetica.

Ci sono un paio di dichiarazioni che possono aiutare a capire subito la situazione. A metà aprile Kerry si è recato a Shanghai per incontrare il suo omologo cinese Xie Zhenhua. E in quell’occasione ha detto alla CNN che «sì, abbiamo grandi divergenze con la Cina su alcune questioni chiave, assolutamente. Ma il clima deve essere una cosa a parte». Pochi giorni prima Granholm era intervenuta su Fox News per parlare della necessità di installare la manifattura di dispositivi e componenti per l’energia sul suolo americano. «Per quale motivo», si è chiesta, «restiamo sul ciglio della strada e permettiamo alla Cina di venirsi a prendere la produzione dei pannelli solari? Penso che i pannelli solari dovrebbero venire fabbricati qui. Perché dovremmo comprare pannelli solari da un paese in cui ci sono violazioni dei diritti umani?».

Granholm, lo dice lei stessa, è ossessionata dalla creazione di posti di lavoro perché ha chiaro che la manifattura del futuro sarà quella della “sostenibilità” – e cioè celle fotovoltaiche, turbine eoliche, automobili elettriche, batterie – e che gli Stati Uniti non possono perdere questa rivoluzione industriale. Sono già in ritardo: oggi la Cina vale quasi la metà della produzione mondiale di turbine eoliche e all’incirca i due terzi dei moduli solari e delle batterie; domina peraltro tutte queste filiere fin dalle materie prime. Si fa spesso l’esempio delle terre rare, presenti nelle turbine eoliche e nei veicoli elettrici. Si parla meno del polisilicio, un materiale cristallino che serve a realizzare le celle solari.

L’articolo completo è stato pubblicato sul terzo e-book (maggio 2021) di “China Files”, dedicato al confronto tra Cina e Stati Uniti. Si può ricevere qui.

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Marco Dell'Aguzzo
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Written by Marco Dell'Aguzzo

Giornalista: mi occupo di energia e di tecnologie per la transizione ecologica. Mi trovate su Wired, Linkiesta e Startmag.

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