C’era una volta il West, sconfitto dalla depressione

Marco Dell'Aguzzo
3 min readApr 17, 2020
(Aubrey Trinnaman/The New York Times)

Quando il governatore del Wyoming – uno stato sconfinato ma con una densità di appena 2,3 abitanti per chilometro quadrato – ha informato la popolazione della chiusura di tutti i luoghi pubblici a causa del coronavirus, qualcuno sarà stato sommerso dallo sconforto. L’isolamento qui, come in buona parte del West americano, è infatti molto più di una condizione temporanea: è la causa di un enorme problema di salute pubblica.

Gli Stati Uniti occidentali non hanno ancora superato il mito del selvaggio West. La tensione tra libertà individuale e vincoli sociali, il culto dell’eroe solitario che non ha bisogno di altro se non di sé stesso, sono ancora celebrati nei luoghi simbolo di questa grande epica nazionale. Nello stato del Wyoming i cartelli stradali danno il benvenuto agli automobilisti con il motto Forever West. Il quarto di dollaro dello stato del Montana raffigura un teschio di bisonte. In quello dello Utah si ricorda invece il completamento della ferrovia che collegò le due coste degli Stati Uniti, omaggiata anche da Sergio Leone in C’era una volta il West.

Sotto la nostalgia per un mondo forse mai esistito davvero, oggi la realtà del West racconta però un dramma.

Gli ultimi dati diffusi dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie – il principale istituto di sanità pubblica negli Stati Uniti – dicono che oltre 48.000 americani si sono tolti la vita nel 2018. Statistiche più approfondite rivelano che ad uccidersi sono soprattutto gli uomini bianchi di mezza età (45-64 anni) e che questi gesti avvengono con più frequenza nelle aree rurali. Gli stati in cui i tassi di suicidio rapportati alla popolazione sono più alti sono Montana (28,9), Alaska (27), Wyoming (26,9), New Mexico (23,3), Idaho (23,2) e Utah (22,7). Ad eccezione dell’Alaska, tutti gli altri rientrano nella regione occidentale delle Montagne Rocciose.

La cultura cowboy, di cui gli abitanti dell’Ovest sono imbevuti, può aiutare a spiegare perché la crisi si concentra proprio qui. Agli uomini viene insegnato fin da bambini a essere autosufficienti e a “tirarsi su da soli”, ma questo orgoglio finisce poi per bloccarli dal chiedere aiuto quando hanno un problema.

La mentalità machista non è l’unico fattore: anche la geografia ha un peso determinante. Il West è fatto di territori immensi ma scarsamente popolati, e l’isolamento prolungato favorisce la depressione. L’inverno, in particolare, alimenta la tristezza e sopravvivervi non è facile: il freddo e la neve alta confinano in casa, aggravando il senso di solitudine e spingendo all’alcolismo. Le restrizioni imposte dal coronavirus, seppur necessarie, potrebbero complicare il quadro.

Dal 1999 i suicidi negli Stati Uniti sono cresciuti di un terzo e fanno più vittime degli incidenti stradali e degli omicidi. Le «morti per disperazione» – termine coniato apposta per indicare i decessi dovuti al suicidio oppure all’abuso di droghe e alcol – hanno contribuito all’abbassamento dell’aspettativa di vita degli americani dal 2015 al 2017. Più che le difficoltà economiche, forse la causa principale è un generico sentimento di sconforto esistenziale, accentuato dalla mancanza di rapporti sociali.

Anche volendo, combattere la depressione nello spopolato West non è semplice. Le strutture per curarsi possono essere molto lontane e nelle contee rurali gli psichiatri sono spesso assenti. Abbondano invece le armi: il tasso di possesso nel Wyoming è del 53,8 per cento, uno dei più alti della nazione. Nel Montana è del 52,3 per cento; nell’Idaho del 56,9.

L’articolo è stato pubblicato su Il Sole 24 ORE.

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Written by Marco Dell'Aguzzo

Giornalista: mi occupo di energia e di tecnologie per la transizione ecologica. Mi trovate su Wired, Linkiesta e Startmag.

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