L’Australia vuole essere l’Arabia Saudita dell’energia pulita

Marco Dell'Aguzzo
2 min readFeb 10, 2023
Un parco solare a Gunnedah, nello stato australiano del Nuovo Galles del sud.
Un parco solare a Gunnedah, nello stato australiano del Nuovo Galles del sud. (David Gray/Bloomberg)

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, quasi un anno fa, in Europa è tutto un discutere di sicurezza energetica e di diversificazione degli approvvigionamenti. Le attenzioni si sono riversate sul gas naturale, dato il suo peso nei mix del continente, ma la transizione ecologica prevede una sostituzione delle fonti fossili. Andranno dunque selezionati dei fornitori affidabili, per volumi e per sintonia politica, dai quali acquistare l’energia pulita che gli impianti comunitari non riusciranno a generare. Sull’idrogeno verde, per esempio, un combustibile a emissioni zero che può decarbonizzare industrie e trasporti pesanti, l’Unione europea si è data l’obiettivo di produrne internamente 10 milioni di tonnellate entro il 2030, e di importarne altrettante. Da dove?

Dall’Egitto, dal Kazakistan e dalla Namibia, ad esempio, stando alle partnership firmate lo scorso novembre dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma anche, forse, dall’Australia, che di recente si è proposta come alleata «al cento per cento al fianco dell’Europa in questa transizione».

A fine gennaio il ministro australiano per il Cambiamento climatico e l’energia Chris Bowen ha detto infatti a Bloomberg che Canberra «può essere una superpotenza nell’esportazione di energia rinnovabile e l’Europa è affamata di energia». Il 1° febbraio ha tenuto un discorso al think tank brussellese CEPS per pubblicizzare il potenziale del suo paese – rinnovabili, idrogeno, minerali critici come il litio e le terre rare – e promuovere i negoziati per un accordo di libero scambio. L’Australia non mette sul piatto solo le risorse, ma anche la garanzia di un like-minded partner: ossia di una nazione di cui ci si può fidare davvero, che condivide lo stesso impianto istituzionale e gli stessi valori democratici europei. In modo da non ripetere l’errore commesso con la Russia, magari finendo a dipendere dalla Cina per le tecnologie pulite.

Bowen ha già siglato un memorandum d’intesa con i Paesi Bassi sulla promozione di una filiera dell’idrogeno verde, e un accordo con la Germania per il finanziamento di progetti su questo combustibile. Il ministro assicura che «l’energia rinnovabile dell’Australia potrebbe generare più di otto volte tanto l’attuale domanda energetica globale».

È una stima forse troppo ottimistica, ma è vero che il paese ha le caratteristiche giuste per essere una powerhouse della transizione ecologica: elevato potenziale eolico e soprattutto fotovoltaico; riserve importanti di litio (ne è il maggiore produttore al mondo) e cobalto per le batterie, e quantità significative di grafite e terre rare; vastissimi e disabitati territori interni dove aprire miniere e installare parchi solari; un governo che sostiene tutto questo con gli investimenti e con la giusta narrazione.

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Written by Marco Dell'Aguzzo

Giornalista: mi occupo di energia e di tecnologie per la transizione ecologica. Mi trovate su Wired, Linkiesta e Startmag.

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