Italia e Arabia Saudita si accordano sull’energia pulita
Il memorandum d’intesa per la cooperazione nell’energia che l’Italia ha sottoscritto martedì con l’Arabia Saudita non riguarda i combustibili fossili, come ci si potrebbe immaginare dal “petrostato” per eccellenza, ma le risorse e le tecnologie per la transizione ecologica. Non si tratta necessariamente di greenwashing, quanto della conferma che Riad vede nella conversione energetica un’occasione per diversificare l’economia e mantenere la rilevanza geopolitica in un mondo che nel tempo ridurrà i consumi di petrolio.
L’accordo, dalla validità di cinque anni, è stato firmato dai ministri Gilberto Pichetto Fratin e Abdulaziz bin Salman al-Saud durante il Future Minerals Forum, la conferenza sui minerali critici in corso nella capitale saudita. Un evento che ribadisce la volontà del regno di diventare protagonista nell’industria del mining: vuole sfruttare i giacimenti di litio, uranio e rame, metalli fondamentali per le batterie, i reattori nucleari e l’elettrificazione; ha pure investito nel colosso estrattivo brasiliano Vale per assicurarsi il nichel.
Il memorandum con l’Italia riguarda dunque le energie rinnovabili, i metodi per la riduzione delle emissioni di metano, le infrastrutture di interconnessione elettrica, l’idrogeno e l’ammoniaca, i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2.
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