Il governo Meloni vuole riaprire le miniere di minerali critici

Marco Dell'Aguzzo
2 min readAug 7, 2023

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Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso. (Imagoeconomica)

Trent’anni fa eravamo un grande paese minerario, poi abbiamo chiuso tutte le miniere. Ora dobbiamo riaprirle, e magari altre ancora». La proposta del ministro delle Imprese Adolfo Urso nasce da una verità difficile da accettare: la transizione ecologica è un processo ad alta intensità di minerali, perché i veicoli elettrici o le turbine eoliche contengono molti più metalli delle auto a benzina e degli impianti a gas. È vero, le fonti di energia rinnovabile permetteranno di ridurre la domanda di combustibili fossili, ma non elimineranno la necessità di estrarre materie prime dal sottosuolo: litio, cobalto, rame, argento, nichel, terre rare e manganese sono alcune di queste.

Il problema, come si legge in un rapporto di Cassa depositi e prestiti, è che attualmente l’Unione europea dipende per oltre l’80 per cento dalle importazioni di materie prime critiche per l’industria. Questa dipendenza, peraltro, è spesso da nazioni problematiche come la Turchia, il Sudafrica, la Russia e soprattutto la Cina, che domina le filiere dei metalli per l’energia pulita: sulle terre rare, presenti nelle auto elettriche e nelle turbine eoliche, l’affidamento europeo a Pechino è pressoché totale (si sfiora il 100 per cento).

«Abbiamo un obiettivo che la Commissione ci pone e che noi condividiamo, che è quello di raggiungere almeno il 10 per cento di materie prime critiche estratte nel nostro continente al 2030», ha detto il ministro Urso. Un obiettivo nato dalla volontà di tutelare la sicurezza dell’Europa da eventuali usi geopolitici delle forniture (limiti o blocchi al commercio di metalli per danneggiare i paesi avversari: sta succedendo proprio ora con gallio e germanio) e garantire la continuità degli approvvigionamenti alle aziende.

Bruxelles ha stilato un elenco di trentaquattro materie prime critiche per i settori della transizione ecologica, della transizione digitale e della difesa. Secondo Urso, in Italia «possediamo sedici di queste trentaquattro materie prime critiche indicate», ma «si trovano in miniere che sono state chiuse trent’anni fa». I giacimenti di litio, un elemento fondamentale per le batterie, si concentrano nella fascia vulcanico-geotermica peritirrenica fra Toscana, Lazio e Campania (in particolare nell’area a nord di Roma). Quelli di cobalto, utilizzato sempre nei dispositivi di stoccaggio, sono soprattutto in Piemonte, a Punta Corna, ma anche nel Lazio settentrionale. Il sud della Sardegna contiene terre rare e fluorite per l’alluminio. Il rame, ottimo conduttore elettrico, è in Veneto, Lombardia e Toscana; il manganese per gli accumulatori in Abruzzo, Calabria e Sicilia.

La lista potrebbe proseguire, ma il punto è un altro.

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Written by Marco Dell'Aguzzo

Giornalista: mi occupo di energia e di tecnologie per la transizione ecologica. Mi trovate su Wired, Linkiesta e Startmag.

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