Le batterie d’acqua sono le migliori?

Nonostante la maggiore apertura alla cattura del carbonio e al nucleare, nelle raccomandazioni per il taglio netto del 90 per cento delle emissioni al 2040 la Commissione europea ha comunque ribadito il ruolo «centrale» delle fonti rinnovabili. Un mix energetico dominato dall’eolico e dal solare, però, sarà un mix più dipendente dal meteo e dunque potenzialmente più soggetto a instabilità. Se le turbine e i pannelli dovessero produrre più elettricità del necessario, infatti, il surplus andrà immagazzinato da qualche parte o dovrà essere eliminato, visto che la rete non è in grado di accogliere questo eccesso; se invece dovessero produrne di meno, allora sarà fondamentale appoggiarsi a una riserva esterna di energia per soddisfare la domanda ed evitare il black-out.
Le rinnovabili, insomma, hanno bisogno di essere affiancate da sistemi di stoccaggio. Il dispositivo più popolare è la batteria, che però non riesce a conservare l’energia per più di qualche ora: può essere una buona soluzione per lo stoccaggio giornaliero, ma non per quello stagionale (dall’autunno all’inverno, poniamo). La risposta migliore ai limiti dei dispositivi elettrochimici è la diversificazione tecnologica; e una tecnologia di accumulo particolarmente efficace – nota da tempo, in verità, ma che sta venendo “riscoperta” grazie alla transizione ecologica – è il pompaggio idroelettrico.
Spiegato semplicemente, si tratta di una batteria d’acqua.
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