I pionieri della transizione energetica usano l’IA

La transizione energetica è una sfida tecnologica, perché ha bisogno di dispositivi e processi da migliorare o da inventare del tutto: batterie più performanti, pannelli solari più efficienti, sistemi per abbattere le emissioni dell’industria siderurgica e chimica. È anche una sfida mineraria, perché le automobili elettriche e le turbine eoliche richiedono grandi quantità di metalli, molte più di quelle necessarie a un’economia basata sui combustibili fossili: litio, nichel, terre rare, argento, rame e non solo. Gli scienziati dei materiali e i cercatori di minerali sono insomma due attori cruciali della conversione ecologica; in loro aiuto sta venendo una tecnologia di solito rivolta a tutt’altro: l’intelligenza artificiale.
L’Agenzia internazionale dell’energia ha scritto recentemente che l’intelligenza artificiale e l’energia pulita sono la nuova power couple perché sembrano fatte l’una per l’altra. Al di là dei chatbot e degli assistenti personali, infatti, i modelli di intelligenza artificiale saranno utili alla gestione di reti elettriche più vaste e complesse di quelle attuali, caratterizzate da una vasta produzione di dati e dalla necessità di prevedere i livelli di domanda-offerta per massimizzare l’efficienza delle fonti rinnovabili. Ma l’IA, come si diceva, può dare un aiuto importante anche alla fase preliminare, pionieristica, della transizione verde: il ritrovamento di materie prime e la scoperta di materiali intermedi.
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